Ogni particolare della scena con cui la Vergine si è rivelata traspare un profondo significato teologico. Il centro è Gesù, e Maria intercede alla salvezza dell’uomo , quasi nascosta, ma realmente presente nella sua regalità. Ma per arrivare a questo importantissimo centro bisogna effettuare un percorso di conversione e di abbandono a Colei che rimane fedele agli uomini e a Dio per sempre.
Quell’anima rappresentata strappata dal fuoco e salvata da Maria è una figura che dovrebbe farci meditare sempre più sul nostro cammino spirituale, in essa ci sono io, sei tu, siamo tutti, senza distinzioni. È l’uomo bisognoso di Grazia, per poter vincere il male.
Sul suo volto non vediamo né apprensione né spavento, eppure sotto di lui l’inferno è pronto ad inghiottirlo. Simbolo di ogni uomo, sembra non rendersi conto di essere al centro di una battaglia immane che, come dice San Paolo, non è contro creature di carne, ma contro lo spirito del male.
Egli guarda la Vergine e il Figlio, non fa nient’altro. Non sa aiutarsi, non si aggrappa nemmeno alla Mano che salva: soltanto si lascia sollevare. Il suo corpo è armonioso, ma inerte; una mano è cadente, e lo sarebbe anche l’altra se non fosse sostenuta; le ginocchia sono fiacche. Tutto questo significa che, pur vedendo egli il Bene, non ha la capacità di raggiungerlo e ha bisogno della Grazia di Dio. Non sono le sue forze a portarlo a Cristo, Signore dei cuori; non sono le sue forze a trarlo dalle tenebre alla Sua ammirabile Luce.
La sua salvezza non proviene né dai suoi sforzi né dalle sue capacità, ma dalla sola compiacenza di Dio.
Gli occhi non danno lacrime, né dalla bocca esce un lamento, ma il suo volto non è un volto gioioso. Egli soffre. La sua natura, creata buona e retta, ma poi corrotta in Adamo, è rimasta trattenuta nell’orbita del male e delle cose inferiori. Fermare questo moto e correggerlo è causa di sofferenza. La Redenzione non è senza sofferenza per il redento.
Perché è nudo? Perché a questo egli deve giungere: a spogliarsi di tutto e, nudi e liberi di seguire Gesù.
Il lenzuolo che lo avvolge non serve a coprire le parti di cui Adamo più si vergognò quando si accorse di avere un corpo, ma per significare il laccio delle passioni che si scioglie e cade, non trovando dove appigliarsi nell’uomo redento il quale, essendo la notte al suo termine e il giorno ormai vicino, si sta spogliando delle opere delle tenebre e si prepara ad indossare le armi della Luce.
A sollevarlo verso la salvezza, è la vergine, che maestosamente umile e alta, ci appare qui come la Portatrice di Cristo, la Soccorritrice, che con materno amore aiuta l’uomo errante sulla terra tra pericoli e affanni.
I Suoi occhi, nel volto pallido, quasi velato di severa mestizia, sono rivolti verso di noi, e sono l’espressione di un invito amorevolmente fermo: Svegliati, tu che dormi, dèstati dai morti, e Cristo ti illuminerà.
Anche gli occhi del Figlio sono rivolti verso di noi perché, come dice il Salmista, i suoi occhi sono aperti sul mondo, le sue pupille scrutano ogni uomo.
La figura dell’Angelo che porta il “cestino”.
Il braccio sinistro di Gesù Bambino tende verso il cestino, e la sua mano si va aprendo… Il cestino è pieno di cuori: sono i cuori di quanti, per intercessione della Vergine, hanno ricevuto Gesù da quello Spirito per opera del quale Ella concepì, nella propria carne, lo stesso Gesù. Sono i cuori che il Signore della messe ha raccolto, che Lui ha riscattato con il suo Sangue, e che ora depone nel cestino tenuto dall’Angelo e che rappresenta la Comunione in Dio cioè il Paradiso.
Il Bambino tiene due cuori nelle mani: il cuore che sta nella sua mano destra è il cuore di un’anima che vive in quel preciso istante la consolazione di Gesù, ponendolo sul suo cuore e che passerà nella sua sinistra quando questa sarà libera, e di lì verrà posato a sua volta nel cestino. Il Bambino non resterà mai a mani vuote, perché mentre la sua mano sinistra continuerà a deporre cuori nel cestino sorretto dall’Angelo, la sua mano destra, libera e liberatrice, avrà sempre un altro cuore da accogliere. È un’azione che rifiorisce nel tempo e nel mondo; è l’opera della Redenzione.